Oltrepò Pavese, territorio «che non vale la pena» (secondo un pregiudizio diffuso), ma che deve ripartire dal vino con una nuova mentalità vincente se desidera avere un futuro.
Per capire quali problemi incidano sull’immagine bassa dell’Oltrepò, la Fondazione Bussolera Branca di Casteggio ha affidato a Demoskopea, uno "Studio sulla reputazione enoica" (ricerca condotta da Paola Rossi, ora titolare di un importante istituto milanese).
"L'indagine è stata fortemente voluta dalla Fondazione - spiega il presidente Fabio Cei - il nostro obiettivo è che il lavoro aiuti il territorio a trovare soluzioni efficaci. L'Oltrepò è un sistema complesso, non servono soluzioni ecumeniche".
GLI OBIETTIVI MESSI IN LUCE DALLA RICERCA
Dodici gli obiettivi immediati che la ricerca mette in luce dopo aver raccolto centinaia di opinioni e riflessioni:
Diversi e qualificati gli attori del territorio intervistati: Riccagioia, Consorzio di tutela, Distretto di qualità, cantine sociali, Regione, Provincia, Comune di Broni, Ascovilo, Confagricoltura, Camera di commercio e ristoratori vari. Poi gli esperti del settore, la voce produttiva oltrepadana: aziende vitivinicole classiche (con vigna e cantina di vinificazione), aziende viticole (che producono le uve e le cedono alle cantine sociali), cantine sociali, imbottigliatori e imprenditori.
«Una complicazione di attori - riassumono i ricercatori - che sfiora il caos e che rende scomposta l'immagine di un territorio agli occhi di un osservatore esterno».
In Oltrepò non mancano paesaggi, specialità alimentari e «qualche architettura», ma si presenta povero di strutture per l'ospitalità, di alta ristorazione, di collegamenti stradali e ferroviari, di opportunità escursionistiche e di eventi culturali.
«Nel rapporto fra elementi a favore e a sfavore - hanno riassunto gli attori del territorio - oggi vince la percezione di un territorio ove "non vale la pena" recarsi perché non riesce ad attrarre, in quantità apprezzabili s'intende, il cittadino lombardo diretto in Liguria, né il milanese deciso a trascorrere un fine settimana in campagna; fatica persino ad attrarre il pavese in gita domenicale».
Per cambiare la reputazione dell'Oltrepò, dunque, conviene fare affidamento non tanto sui residenti e sui nativi, ma sugli imprenditori che in Oltrepò hanno speso e perciò sull'Oltrepo scommettono per vedere i ritorni dei loro investimenti.
E poi in 13.600 ettari ci sono troppi vitigni: Croatina, Pinot nero, Barbera, Riesling, Pinot grigio, Moscato bianco e Chardonnay. Risultato: «offerta piatta e sfocata». Allo stesso tempo gli organismi associativi sono «innumerevoli»: cantine sociali, Consorzio di tutela, Distretto, Riccagioia, Enoteca , Coprovi, Strade del vino e Valore Italia, con «copioni sempre uguali nel tempo».
La ricerca commissionata a Demoskopea dalla Fondazione Bussolera Branca rappresenta dunque un solido contributo per alimentare il dibattito sui problemi e le sfide del territorio partendo, però, da una ricognizione di opinioni e analisi svolta con severi criteri metodologici.
Per consentire a tutti di accedere agli esiti dell'indagine, rispettando il principio di condivisione della conoscenza che è fondamento portante della Fondazione, rendiamo disponibile la ricerca.
IL RAPPORTO
Scarica il rapporto "Oltrepò pavese: studio sulla reputazione enoica"
(realizzato da Demoskopea per la Fondazione Bussolera Branca)